Austerlitz

Austerlitz, il campo di battaglia dove Napoleone colse la più grande vittoria della sua epopea contro l’Austria e la Russia coalizzate, pur essendo ancora lì, intatto, non è stato mai molto agevole da localizzare per una serie di motivi in gran parte legati alla poca propensione, nell’epoca del passato regime, a dare pubblicità alla memoria della grande battaglia.

Oggi, mutato il quadro politico, si è dato maggior rilievo allo storico evento anche attraverso diverse commemorazioni, culminate con la grande rievocazione in occasione del bicentenario della battaglia. Restano, pur sempre, oggettive difficoltà di individuazione della località di Austerlitz da parte del turista che vuole recarvisi.

Anzi tutto il nome: tutt’Europa conosce questa località con il nome che aveva all’epoca dell’evento: Austerlitz, il nome in tedesco della cittadina in cui fu firmata la pace. Ora quella cittadina si chiama con il nome ceco: Slavkov. Sulle cartine, quindi, se volete trovare Austerlitz dovete cercate Slavkov, e ciò, per chi non lo sa, costituisce una prima difficoltà.

Poi, per l’individuazione dell’area: perché Slavkov (o Austerlitz) è la località dove, all’interno dello storico palazzo, venne firmato l’armistizio che poneva fine alle ostilità (il trattato di pace fu poi firmato a Presburgo, oggi Bratislava), mentre la battaglia non venne combattuta a Slavkov, ma su un’area di vastissima estensione, ubicata tra Brno e Slavkov, che comprende diversi villaggi molto piccoli, non lontano dall’aeroporto internazionale di Brno. Oggi la località è abbastanza ben segnalata, ma comunque per raggiungerla in modo agevole occorrono specifiche informazioni che potete trovare qui.

Il campo della battaglia di Austerlitz

La battaglia di Austerlitz coinvolse tre grandi armate, quella francese, quella austriaca e quella russa, per un totale di quasi 160.000 uomini.

Circa 73.000 erano i francesi e più di 85.000 gli austro-russi.

Il fronte della battaglia, che si svolse per tutta la giornata del 2 dicembre 1805, coprì un’estensione molto vasta, di circa 120 kmq, in cui sorgevano una trentina tra cittadine e villaggi, a metà strada tra Brno (Brünn) e Slavkov (Austerlitz).

L’armata francese, proveniente da ovest, era schierata, con le spalle a Brno, di fronte a quella austro-russa proveniente da sud (austriaci) e da est (russi). Possiamo identificare tre grandi aree di scontro, corrispondenti, da nord a sud, all’ala sinistra francese, al centro, e all’ala destra.

L’ala sinistra francese, composta dal V Corpo d’Armata di Lannes (Divisioni Suchet e Caffarelli) era schierata in prossimità del villaggio di Tvarožná. Le Brigate comandate dai generali Claparède e Valhubert avevano piazzato le batterie di cannoni sulla collina (che i francesi chiamarono Santon), sovrastante l’abitato del villaggio di Tvarožná (Bosenitz), ed è in questo luogo che si svolge ogni anno la ricostruzione della battaglia. L’ala sinistra di Lannes, con Suchet, Caffarelli, Claparède e Valhubert doveva contrastare l’avanzata dell’ala destra russa, consistente nell’armata comandata dal generale Bagration.

Il centro dell’armata francese venne schierato a valle della collina di Žuráň, a circa un chilometro dal villaggio di Šlapanice (Schlapanitz). Sull’altura di Žuráň Napoleone collocò il suo quartier generale e da lì diresse le operazioni. Attualmente vi è collocato un basamento di marmo su cui un pannello in bronzo illustra gli schieramenti degli eserciti (nella foto). Di fronte a Napoleone, sulla collina in prossimità del villaggio di Prace, era il centro dello schieramento austro-russo, con il quartier generale del generale Kutuzov, l’Imperatore austriaco Francesco I e lo Zar Alessandro I.

Il fazzoletto di terra di Žuráň, su cui sorge il basamento con la mappa della battaglia è, in base ad un accordo internazionale, area extraterritoriale francese. Sulla collina di Prace, invece, sorgono il grande monumento alla Pace (Mohyla míru) ed un interessante museo della battaglia.

L’ala destra francese era schierata nei pressi dei villaggi di Sokolnice (Sokolnitz) e Telnice (Telnitz), non lontano dalla strada che da Brno porta a Vienna.

Le premesse della battaglia di Austerlitz

La battaglia di Austerlitz è chiamata “dei tre Imperatori” perché vi parteciparono Napoleone, imperatore di Francia, Francesco I imperatore d’Austria (chiamato anche Francesco II nella veste di imperatore del Sacro Romano Impero) e Alessandro I, Zar di tutte le Russie.

Questo combattimento rappresenta la più alta espressione di quello che fu il genio militare di Napoleone, che in pochi giorni elaborò una trappola micidiale, riuscendo incredibilmente a portarla a termine esattamente come l’aveva architettata.

La vittoria venne favorita anche da diverse circostanze che non erano casuali, ma frutto di una lunga preparazione della “Grande Armée”, in grado ottenere le migliori performance del tempo.

Uno dei punti di forza era la velocità, superiore a quella di qualunque altro esercito europeo. Le truppe francesi erano addestrate ed equipaggiate per percorrere lunghe distanze in poco tempo. All’ordine di Napoleone, che temeva di aver troppo alleggerito la sua ala destra, gli 8000 uomini del Maresciallo Davout, di stanza a Vienna, riuscirono a coprire in sole trentasei ore i centodieci chilometri che li separavano da Brno, giungendo a battaglia già iniziata, sfiniti ma ancora in grado di combattere.

Un altro vantaggio fu quello della lingua: tutti i settantamila uomini di Napoleone parlavano francese: gli ordini in corso di battaglia erano diramati ed eseguiti con estrema rapidità; di contro, il comando congiunto degli eserciti austriaco e russo da parte di Kutuzov e Von Weyrother ebbe non poche difficoltà di comunicazione con i vari reparti. Gli ordini dovevano essere tradotti in russo o in tedesco a seconda delle circostanze, talvolta non vennero neppure correttamente interpretati, e questo comportò una forte riduzione della mobilità complessiva, cosa di cui Napoleone approfittò ampiamente.

Ancora, l’accurata perlustrazione del territorio nei giorni precedenti la battaglia consentì a Napoleone di osservare attentamente luoghi, altimetrie e conformazione del terreno. Chi visita i luoghi della battaglia si rende conto subito che la scelta di installare la propria cabina di regia sull’altura di Žuráň fu una delle carte vincenti: da quel punto si controlla visivamente tutta l’area, per un’estensione assai maggiore rispetto al colle di Prace, nei cui pressi erano gli altri due Imperatori.

Infine, una perfetta operazione di intelligence, intesa non solo in senso passivo, ma anche attivo. Napoleone non solo valutò con cura i rapporti dei suoi agenti sul territorio che indicavano come possibile un attacco degli austro-russi sulla sua ala destra, nella zona della strada Vienna-Brno, diretta a tagliargli la strada per Vienna, ma fece di tutto per spingerli ad agire in quella direzione. Nei giorni precedenti la battaglia sacrificò alcune pattuglie in scaramucce preliminari, in cui i soldati francesi furono sempre battuti, dando l’impressione di sfiducia e sbandamento: fuggirono sempre in direzione sud, per far credere che l’esercito era in marcia verso Vienna. Lo stesso Napoleone avviò finte trattative per un armistizio, mostrandosi stanco e senza speranze, come un attore consumato.

L’Imperatore d’Austria e lo Zar ritennero che fosse il momento migliore per attaccare la Grande Armée. Solo il vecchio Maresciallo Kutuzov, a cui era stato affidato il Comando Generale, nutriva grandi perplessità: non si fidava di Napoleone, ne conosceva il genio strategico e subodorava il tranello. Insistette più volte affinché le truppe austro-russe arretrassero in attesa dei rinforzi, consistenti in un nutrito Corpo d’Armata prussiano che doveva giungere da nord, per attaccare da posizioni più sicure. Ma lo Zar non ne volle sapere. Vincere subito era per lui indispensabile, dopo la disastrosa disfatta austriaca ad Ulm di qualche giorno prima ad opera dei francesi. Accreditarsi come salvatore dell’Austria avrebbe cambiato gli equilibri in Europa; condividere il successo con i prussiani avrebbe alterato il suo disegno.

Si decise quindi di attaccare con truppe austriache e russe l’ala destra francese, che si riteneva essere l’avanguardia in marcia verso Vienna. Il centro avrebbe coordinato le operazioni, l’ala destra russa, comandata dal Generale Bagration, avrebbe forzato quella che si riteneva la retroguardia, aggirando le truppe francesi, che non avrebbero avuto scampo.

Il piano di combattimento

Quando fu persuaso che l’armata austro-russa avrebbe concentrato i suoi sforzi contro la sua ala destra, Napoleone preparò la sua trappola.

Avrebbe schierato l’armata di fronte all’avversario. Dispose la Divisione di Legrand, del 4° Corpo d’Armata del Maresciallo Soult, all’ala destra, dove il nemico avrebbe dovuto attaccare in forze. Mise al centro, dove si trovava lui stesso, il grosso del 4° Corpo d’Armata di Soult, con le Divisioni di Vandamme e Saint-Hilaire, e dispose all’ala sinistra il 5° Corpo d’Armata di Lannes, con la Divisione di Suchet e quella di Caffarelli.

Le Brigate di Valhubert e Claparède sono piazzate sul colle di Santon, con l’artiglieria. Avranno un compito terribile: fermare ad ogni costo la compatta armata russa di Bagration che tenterà la manovra di aggiramento.

Dietro, tra il centro e l’ala sinistra, le cavallerie comandate da Murat e Bernadotte si terrano pronte ad intervenire laddove ce ne fosse bisogno.

C’era però un punto debole: l’ala destra, con la sola divisione di Legrand, avrebbe resistito all’onda d’urto austriaca fino alla fine della battaglia? Prese rapidamente la decisione: inviò staffette al Maresciallo Davout, che occupava Vienna con i circa 8000 uomini del 3° Corpo d’Armata, e gli ordinò di partire immediatamente, raggiungendo a tappe forzate il campo di battaglia.

Davout obbedì, e i suoi uomini giunsero a dare man forte all’ala destra a battaglia era già iniziata. Le cronache ci narrano dei soldati sfiniti, che stentavano a tenere gli occhi aperti dopo trentasei ore di marcia; eppure, furono in condizione di combattere.

La notte del 1° dicembre 1805 i bivacchi, a fuochi spenti, erano installati, e le truppe in posizione.

Lo svolgimento della battaglia di Austerlitz

Prima dell’alba del 2 dicembre gli eserciti iniziarono a muovere.

Come previsto dal piano di Kutuzov, le prime tre colonne russe di Dokhturov, Langeron e Przebyszewski sotto la regìa del Generale Buxhowden, iniziano a scendere dal colle di Prace (Pratzen), precedute da tre Brigate di cavalleria austriaca di Von Kienmayer, per investire il fragile fianco destro francese, verso la strada per Vienna.

Fu allora che scattò la trappola: gli alleati immaginavano che il grosso della Grande Armée si trovasse a ridosso dell’ala destra, in marcia verso Vienna. Napoleone aveva invece concentrato una formidabile massa d’urto in posizione centrale, sotto il colle di Prace (Pratzen) dove si trovavano, con Kutuzov, il quartier generale dell’Imperatore austriaco e quello dello Zar. 

Così, mentre le colonne austro-russe scendevano dal Pratzen, il 1° e il 4° Corpo d’Armata francesi, protetti da una fitta nebbia, senza tamburi e fanfare, salivano frontalmente verso il quartier generale alleato.

Fu allora che un tiepido sole del primo mattino squarciò la coltre di nebbia, e mostrò a Francesco I, Allo Zar e a Kutuzov ciò che non si sarebbero mai aspettati.

Una marea di uniformi blu, bianche e rosse saliva verso le loro posizioni, ormai sguarnite. Tutto il 4° di Soult, con Vandamme e Saint Hilaire, investì in pieno le fanterie che ancora non erano scese dall’altura, mentre Bernadotte e le cavallerie di Murat giunsero a minacciare direttamente il campo alla sommità del colle dove si trovavano l’Imperatore austriaco e lo Zar.

Nel campo degli alleati fu il panico: la sorpresa era riuscita, la situazione sembrò disperata.

Il Generale Kutuzov, dopo aver constatato la fondatezza dei suoi sospetti iniziali, cercò, con ammirevole sangue freddo, di porre rimedio allo stato dei fatti. Bloccò sull’altura di Prace (Pratzen) la 4^ colonna di Miloradovich e Kollowrat che ancora non era scesa verso Telnice (Telnitz) e organizzò una tenace resistenza per difendere l’altura; contemporaneamente richiamò le retroguardie delle colonne che stavano scendendo verso Telnice per difendere Prace e inviò staffette a Bagration affinché sfondasse nella zona di Santon per prendere i francesi alle spalle. La battaglia sullo scacchiere centrale divampò furiosa, ma i francesi riuscirono ad avere la meglio.

Fu però un’altra mossa che rischiò di capovolgere le sorti della battaglia: la decisione disperata di lanciare in battaglia la Guardia Imperiale dello Zar.

La Guardia Imperiale, corpo d’élite di scorta allo Zar, era composta dai più bei nomi dell’aristocrazia russa, ed era comandata dal Granduca Costantino, fratello minore dello Zar.

Dopo i Granatieri della Guardia, vennero lanciati contro le fanterie francesi il Reggimento di cavalleria di 700 Ulani della Guardia e da ultimo il Reggimento Corazzieri a cavallo Guardia del Corpo dello Zar, di 800 uomini.

Questi riuscirono a sfondare il fronte francese, colpendo in particolare il 4° battaglione di linea della Divisione di Vandamme, che fu costretto a ripiegare verso le posizioni di partenza.

Fu a questo punto che Napoleone capì che quello era il momento di non ritorno: salito a cavallo, deposta ogni prudenza, lasciò il punto di osservazione di Žuráň e lanciò la propria Guardia Imperiale contro quella dello Zar, seguito anche dai 48 uomini della Compagnia di Mamelucchi che si era portato dall’Egitto. Si diresse dritto verso Prace, incrociando il 4° di linea in rotta, che lo salutò al grido di “Vive l’Empereur!”.

I soldati, vedendo l’Imperatore correre contro il nemico, ripresero coraggio e per difenderlo ripartirono all’attacco.

Lo scontro tra le Guardie del Corpo di Napoleone e dello Zar fu epico, e fu ampiamente descritto da molti cronisti. La battaglia a colpi di sciabola tra i giovani rampolli dell’aristocrazia russa e i Granatieri a cavallo francesi, che alla fine prevalsero, fu furibonda. Moltissimi furono i caduti.

Quando a fine giornata Napoleone passò in rivista il campo di battaglia, cavalcando lentamente accanto ai corpi, belli e giovanissimi, dei caduti della Guardia Imperiale del Granduca Costantino, fu udito mormorare: “Quante belle dame piangeranno domani a San Pietroburgo!”

La battaglia infuriò per tutta la giornata su tutti e tre i fronti.

Sull’ala sinistra, la resistenza dei francesi sotto il colle di Santon fu strenua.

Se le truppe di Bagration fossero passate avrebbero preso alle spalle il fronte centrale.

Le artiglierie francesi piazzate sulla collinetta, integrate con i pezzi austriaci catturati che venivano via via portati su, fecero fuoco senza sosta per tutta la giornata. La pressione della colonna Bagration era formidabile. Contrattacchi di alleggerimento venivano portati da Claparède e Valhubert, che presidiavano Santon.

In uno di questi il generale Valhubert venne ferito gravemente ad una coscia. Rifiutò il ricovero, che gli avrebbe salvato la vita, e volle rimanere in prima linea fino a sera. A battaglia vinta, stremato e dissanguato, fu portato a Brno per essere curato. Morirà cinque giorni dopo.

Rotto definitivamente il fronte centrale, con lo Stato Maggiore alleato in fuga, le truppe francesi scesero da Prace sulle tre colonne austro-russe che premevano sugli 8000 uomini di Davout arrivati da Vienna.

Fu il panico, e i russi, circondati, si diressero in massa verso l’unica via di fuga: gli stagni ghiacciati di Sokolnice e Telnice.

Il peso delle truppe in fuga, dei treni di cannoni, e il tiro delle artiglierie francesi determinarono la rottura delle lastre di ghiaccio. Fu la carneficina. A migliaia morirono affogati negli stagni gelati.

L’unica colonna russa ancora in grado di combattere era quella di Bagration.

Appreso della sconfitta irrimediabile, Bagration ritirò le proprie truppe da Santon, tra le feste dei francesi, e riuscì a farle defluire ordinatamente verso Olomouc, ad est, per riportare in Russia la parte dell’armata ancora intatta.

Le perdite austro-russe furono ingentissime: 16.000 morti, contro i 1300 francesi. L’esito della battaglia di Austerlitz stroncò il piano russo di raggiungere il predominio politico sull’Europa centrale.

L’armistizio tra Napoleone e Francesco I fu firmato nel castello di Slavkov (Austerlitz), la successiva pace a Bratislava (Pressburg).

I luoghi di visita ad Austerlitz

L’itinerario completo per visitare i luoghi della battaglia di Austerlitz è articolato in ben ventinove tappe, segnalate da pannelli numerati che indicano i campi di battaglia, i villaggi, le fosse comuni, i tumuli, i cippi e i cimeli.

Percorrere l’itinerario completo è consigliato solo agli storici e agli amatori che vogliono approfondire la conoscenza dei luoghi dove si svolse l’epico scontro armato, perché comporta molto tempo.

Noi vi proponiamo un itinerario più ridotto, per il quale è sufficiente una mezza giornata, che tocchi i luoghi più significativi della battaglia, per concludersi al castello di Slavkov, dove venne firmato l’armistizio.

Poiché alcuni di questi luoghi sono ubicati su terreni agricoli non raggiunti da mezzi pubblici, è necessario disporre di un’auto.

Per arrivare al castello di Slavkov da Brno, invece, si possono utilizzare i frequenti autobus di linea che collegano i due centri o utilizzare il treno.

Il nostro itinerario in auto parte dal centro di Brno. Occorre uscire dalla città in direzione di Olomouc, ma non bisogna commettere l’errore di imboccare l’autostrada; bisogna invece prendere la vecchia strada, chiamata Olomoucká. Se avete il navigatore impostatelo sul villaggio di Tvarožná.

Uscendo di città sulla Olomoucká, raggiunto l’incrocio con semaforo dove c’è il bivio per l’aeroporto, non piegate a destra in direzione aeroporto, ma proseguite diritti sulla via Hviezdoslavova. Dopo circa un chilometro vi immetterete su una piccola rotonda, dove continuerete diritti. Già dalla rotonda individuerete a distanza il grande albero solitario (in realtà sono due) dove Napoleone installò il suo quartier generale: l’altura di Žuráň.

Proseguite lentamente mantenendo la destra fino ad individuare la stradina che porta a Žuráň, che è comunque ben visibile dalla strada.

Da quel punto, prescelto da Napoleone come osservatorio, avrete la vista pressoché totale dei campi di battaglia. È un luogo della memoria: c’è solo il grande basamento in granito con il plastico in bronzo dei movimenti delle truppe e l’iscrizione, in francese, del proclama di Napoleone ai soldati prima della battaglia.

Dopo una sosta a Žuráň, proseguite sulla stessa strada per qualche centinaio di metri fino ad un incrocio (sotto il quale scorre l’autostrada), e girate a sinistra in direzione del villaggio di Tvarožná. Prima del villaggio, pochi metri dopo l’incrocio, vedrete sulla sinistra la collinetta con una cappellina: è l’altura di Santon, dove gli uomini di Valhubert resistettero strenuamente alle truppe di Bagration. Lasciate l’auto e arrampicatevi sulla collinetta, dove erano installate le artiglierie francesi.

Da Tvarožná si può raggiungere, dopo qualche chilometro, la vecchia stazione postale di Stará Pošta (Vecchia Posta), il luogo dove pernottò Napoleone prima della battaglia. Non è molto importante dal punto di vista storico, quindi la sua visita può essere tranquillamente omessa, ma vi è un simpatico ristorante tipico che può essere preso in considerazione se siete all’ora di pranzo. Da Stará Pošta tornate poi all’incrocio di Tvarožná dal quale siete venuti.

Giunti di nuovo all’incrocio di Tvarožná, girate in direzione di Jiříkovice, dove, lungo la strada, proprio all’inizio del villaggio, c’è una fossa comune di soldati francesi. Sempre dritti, si raggiunge poi il piccolo villaggio di Ponětovice.

Qui seguite l’indicazione per Prace/Mohyla Miru. Vedrete la ferrovia sulla vostra sinistra. Arrivati al passaggio a livello sulla sinistra, attraversatelo e vi trovate sulla strada per Prace. Raggiunto il paese, cercate le indicazioni per Mohyla Miru. Lì, dopo una breve salita, raggiungerete l’altura dove si sono combattute le fasi più cruente della battaglia. A poca distanza era installato il Quartier Generale austro-russo.

Lasciate l’auto nel parcheggio custodito (a pagamento) e vi troverete dinanzi al grande monumento in stile liberty; oltre al monumento, troverete cimeli dell’epoca e un interessantissimo museo della battaglia. Scesi dal colle del Mohyla Miru ripercorrete la strada fino a Prace e da lì seguite le indicazioni per Slavkov.

Il Palazzo di Austerlitz (Zámek Slavkov)

Mentre lo Zar faceva sapere a Napoleone di essere tornato in Russia, attraverso un messaggio consegnato a un ufficiale francese, in cui Napoleone non veniva neppure nominato: “Dite al vostro Comandante che me ne sto andando… “, Francesco I, che non poteva tornare a Vienna occupata dai francesi, chiese insistentemente di essere ricevuto da Napoleone per la firma di un armistizio.

Il colloquio e la firma dell’armistizio ebbero luogo il 4 dicembre 1805, due giorni dopo la battaglia, nel Castello di Austerlitz (ora Slavkov).

Il Castello di Austerlitz era di proprietà della famiglia ceca Kounic. Il Principe Vaclav Antonin Kounic (Wenzel Anton Von Kaunitz-Rietberg), Cancelliere di Stato e Ministro degli Esteri dell’Impero, uomo di fiducia dell’Imperatrice Maria Teresa, era morto undici anni prima della battaglia.

Il Castello di Austerlitz è oggi un magnifico palazzo barocco, molto bel conservato e interamente visitabile, con un grandissimo parco permanentemente aperto al pubblico.

Nacque agli albori del 1200 come roccaforte dei Cavalieri dell’Ordine Teutonico, ma di quel periodo sono rimasti solo i piani interrati e la pianta del cortile. Alla fine del 16° secolo venne ristrutturato in forma di castello rinascimentale da Ulderico III di Kounic, con pianta rettangolare e un’alta torre. In seguito la famiglia Kounic acquisì non solo il castello, ma tutto il vasto feudo circostante, divenendo una delle più importanti contee della Moravia.

Alla fine del 17° secolo, Domenico Andrea di Kounic, volle innovare radicalmente l’aspetto del castello, trasformandolo da fortezza difensiva in lussuosa residenza aristocratica.

Affidò l’incarico all’architetto italiano Domenico Martinelli, di Lucca. Venne abbattuto uno dei lati corti del castello e i restanti tre, configurati a ferro di cavallo, ne disegnarono la nuova forma, con un corpo centrale incorniciato da due scenografiche quinte, come si vede dalla foto in apertura.

Gli interni vennero decorati dal pittore Andrea Lanzani assieme al maestro stuccatore Santino Bussi. Lo scultore Giovanni Giuliani realizzò le numerose statue che ornano il magnifico parco e gli interni del palazzo.

Ulteriori arricchimenti interni vennero disposti dal già citato Venceslao Antonio Kounic (Wenzel Anton Von Kaunitz-Rietberg) che, assurto all’incarico di Cancelliere di Stato dell’Impero asburgico, ottenne per sé e per gli eredi in linea retta il predicato nobiliare di Principe.

Dopo la morte dell’ultimo erede maschio della dinastia, il conte Ruben Von Kaunitz, castello e feudo passarono in proprietà della famiglia Pálffy.

Attualmente il castello è di proprietà del Comune di Slavkov, catalogato come monumento culturale di interesse nazionale. Restaurato e riallestito con fondi in parte provenienti dalla Comunità Europea, si presenta ora in ottime condizioni di conservazione e di fruibilità da parte del pubblico. Il parco, nelle ore diurne, è aperto alla cittadinanza.

Gli interni, tra cui le grandi sale di rappresentanza, sono stati restaurati con grande perizia e si presentano in ottimo stato. Molti degli spazi sono dedicati al ricordo della battaglia e dell’epopea napoleonica (da segnalare un’efficace ricostruzione virtuale multimediale). Le sale di rappresentanza possono essere ottenute in locazione, con catering curato dall’amministrazione del palazzo, per banchetti di matrimonio, eventi, ecc.

In un corpo separato del palazzo, all’ingresso, è allestito un interessantissimo museo napoleonico, che comprende uniformi e armi, tra cui i vecchi fucili ad avancarica, il cui funzionamento è dettagliatamente illustrato e che possono essere provati.

Informazioni complete e orari di apertura (durante l’inverno la struttura è di norma chiusa al pubblico) possono essere reperiti sul sito del palazzo.

Grand Hotel

ll Grand Hotel è uno degli alberghi storici di Brno, oggi appartenente alla catena AUSTROTEL. È ubicato in zona centrale, a brevissima distanza dalla stazione ferroviaria.

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Caratteristico, ubicato nella principale strada pedonale del centro, in un edificio che ospita l'omonimo birrificio storico con ristorante tipico, dove viene prodotta la birra "Pegas".

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Hotel Arte

Di fascia meno cara, ma confortevole e pulito, l'hotel Arte è ubicato in zona semicentrale, non lontano dal parco pubblico di Lužánky. Ha un ottimo rapporto prezzo-qualità.

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