Italiani a Brno
Come ricordato nella pagina sulla storia della città, Brno è la città dove ha vissuto e lavorato nella seconda metà del diciannovesimo secolo Gregor Mendel, universalmente riconosciuto come il padre della genetica.
Da allora, la città non ha mai smesso di rappresentare un punto di riferimento a livello europeo per gli studi in materia di genetica, ereditarietà e fecondazione.
Oggi Brno è molto conosciuta dalle coppie italiane che cercano un polo di eccellenza in grado di risolvere i problemi legati all’infertilità. Diversi sono i professionisti di Brno altamente specializzati nelle tecniche di procreazione assistita. I loro risultati sono straordinariamente efficaci e le loro cliniche garantiscono un ambiente accogliente, moderno e rilassante.
Oggi a Brno l’infertilità, sia maschile che femminile, non è più un problema, e le modernissime tecniche d’intervento assicurano tassi di successo elevatissimi anche oltre soglie di età non precoci.
Frequentatissime fino ad alcuni anni fa da una clientela tedesca e nordeuropea, le cliniche di Brno che si dedicano alla fecondazione assistita hanno visto, da un po’ di tempo a questa parte, un notevole e crescente afflusso di coppie italiane, tanto da predisporre staff che parlano correntemente l’italiano, in grado di prestare un’assistenza personalizzata, dalle prime informazioni fino all’adozione delle tecniche in grado di assicurare la gravidanza.
Segnaliamo volentieri una di queste strutture di eccellenza, la Reprogenesis, in cui è prestata un’assistenza personalizzata in lingua italiana.
Il rapporto degli italiani con Brno
Il rapporto degli italiani con la Moravia e con la città di Brno affonda le sue radici nella notte dei tempi. La presenza degli architetti e degli imprenditori italiani in Moravia è ben documentata nel volumetto edito dalla Regione Sud Moravia e consultabile on line: Italiani nella Moravia meridionale.
Per molti secoli la Moravia ha conosciuto la presenza di persone provenienti dall’Italia, fossero essi artisti, aristocratici, avventurieri o altro.
L’occupazione napoleonica, agli inizi dell’800 favorì l’insediamento di molti italiani arrivati al seguito delle truppe francesi. Altri italiani continuarono ad arrivare negli anni immediatamente successivi.
Ricordiamo, tra le altre, la famiglia Belcredi, che nel 1819 fece trasformare la preesistente fortezza in un bel palazzo in stile neorinascimentale a Líšeň, un piccolo villaggio poco fuori Brno (nella foto).
I Belcredi, famiglia di origini lombarde trasferitasi in Moravia, fecero una rapida carriera nella burocrazia asburgica, da cui ricevettero il predicato nobiliare di conti, fino a raggiungere con Richard Belcredi l’incarico di Primo Ministro dell’Impero austroungarico tra il 1865 e il 1867.
Proprietari terrieri e di impianti industriali, i Belcredi si integrarono completamente nella vita morava, ricoprendo sempre posizioni di prestigio fino al 1949, anno in cui, a seguito della collettivizzazione, tutte le proprietà vennero confiscate e la famiglia fu costretta a vivere di espedienti in condizioni di accentuata miseria.
Nel 1992 a seguito della colossale operazione denominata “restituce”, in cui il nuovo Stato democratico si fece carico di restituire ai vecchi proprietari tutti i beni confiscati a seguito della collettivizzazione, i Belcredi ritornarono in possesso del palazzo di Líšeň a Brno, che nel 1997 venne completamente restaurato e adibito ad albergo e ristorante
Ancor oggi la famiglia Belcredi è tra le più considerate a Líšeň (ormai quartiere di Brno) e gestisce, tra l’altro, una nota falegnameria.
Le ondate migratorie italiane a Brno e in Moravia
Nel corso degli anni diverse ondate migratorie si sono succedute dall’Italia verso Brno e la Moravia.
Tra le principali, ricordiamo quella “politica” del dopoguerra, all’inizio della guerra fredda, poi altre successive, succedutesi tra luci ed ombre.
Dopo la “rivoluzione di velluto”, negli anni ’90, molti sono stati gli imprenditori italiani, soprattutto lombardi e veneti che sono arrivati in città, attratti dalle opportunità in campo industriale e immobiliare apertesi a seguito della liberalizzazione dei circuiti economici e produttivi, seguiti dall’ingresso della Repubblica ceca nell’Unione Europea.
Oggi assistiamo ad una nuova, massiccia ondata di italiani che arrivano a Brno. Sono in massima parte giovani e giovanissimi, che arrivano per motivi di studio (programma Erasmus) o per lavorare nelle aziende multinazionali, spinti dalla crisi economica che ha attanagliato l’Italia negli anni passati.
La maggior parte dei giovani italiani che continuamente affluiscono a Brno lavorano presso colossi dell’informatica come IBM o presso i call center che hanno delocalizzato dall’Italia in Repubblica ceca.
Il mercato del lavoro è fortemente deregolamentato, il precariato, così come concepito in Italia è praticamente sconosciuto. I contratti sono pressoché tutti a tempo indeterminato, poiché non ci sono problemi nell’assumere e nel licenziare. I Sindacati si occupano essenzialmente di attività dopolavoristiche, e la Magistratura non entra mai nella dialettica interna al mercato del lavoro, rimessa alla libera contrattazione delle parti. Gli emolumenti non sono alti ma sono controbilanciati da tasse molto basse, mediamente mai superiori al 20%, da un ottimo funzionamento dei servizi e da un livello dei prezzi generalmente più basso che in Italia.
Il tasso di crescita della Repubblica Ceca continua ad essere uno tra i più alti fra i paesi dell’Unione Europea.
Il commercio e il mercato immobiliare a Brno
A Brno uno dei settori in cui si è costantemente rivolto l’interesse degli investitori stranieri è quello immobiliare. Consistenti flussi finanziari provenienti soprattutto da Germania e Austria e più recentemente da Russia, Ucraina, Olanda, Italia e dai paesi emergenti sono stati investiti nel mercato edilizio ceco.
Durante il periodo della collettivizzazione un forte regime vincolistico proteggeva le proprietà immobiliari (che pur coesistevano con il preponderante patrimonio pubblico) da speculazioni, specialmente se provenienti dall’estero.
Eppure, sebbene in condizioni di estrema difficoltà determinate dalle forti limitazioni di ordine legislativo e burocratico, gruppi finanziari e privati riuscirono ad acquisire proprietà immobiliari, soprattutto attraverso il coinvolgimento di intermediari locali.
Dopo la “rivoluzione di velluto” del 1989, l’economia ceca subì un’inversione di rotta di 180°, e da economia di tipo marxista, collettiva e pianificata, si trasformò in economia libera di mercato.
Per evitare il rischio di eventuali riflussi, la liberalizzazione non conobbe, volutamente, mezze misure. Tutto ciò che era pubblico venne privatizzato, ed allo Stato rimasero solo pochi compiti basilari, come la difesa, la sanità, la giustizia, l’ordine pubblico e il sistema scolastico.
Tutto l’enorme patrimonio edilizio venne alienato, con quel gigantesco processo chiamato “restituce” (restituzione). Ciò fu possibile anche per la grande efficienza del sistema catastale, ereditata dalla monarchia austroungarica ma mantenuta anche successivamente. Vennero ripresi tutti i registri delle proprietà confiscate con le nazionalizzazioni, e tutti gli edifici furono restituiti ai vecchi proprietari o ai loro eredi. Si verificarono casi paradossali: molti soggetti, ormai all’estero e talvolta immemori delle passate ricchezze, si videro restituiti interi palazzi, che, non sapendo come utilizzare, collocarono sul mercato a prezzi assai convenienti.
Tutte le Aziende di Stato, che rappresentavano il 100% della capacità economica e produttiva nazionale, vennero anch’esse privatizzate, costituendole in Società per Azioni. A tutti i cittadini cechi vennero distribuite le azioni, con la libertà di venderle quando avessero voluto.
Questo enorme sforzo di liberalizzazione dell’economia fu accompagnato, per un certo numero di anni, da misure vincolistiche tese ad evitare gli acquisti di proprietà e di aziende da parte di stranieri. Il rischio era quello che tutto il patrimonio nazionale venisse fagocitato da investitori esteri, soprattutto dal ricco e potente vicino tedesco.
Nel corso degli anni i vincoli vennero progressivamente allentati e un passo decisivo venne dall’adesione della Repubblica Ceca all’Unione Europea, il 1° maggio 2004. Come altri paesi di recente appartenenza comunitaria, la Cechia ottenne una moratoria di alcuni anni per l’applicazione della possibilità del libero acquisto di proprietà immobiliari da parte di qualunque soggetto comunitario. Oggi, scaduta ormai la moratoria, qualunque cittadino dell’Unione Europea può acquistare proprietà immobiliari in Repubblica Ceca e intestarle a proprio nome.
Si stima che circa il 30% delle abitazioni di Praga siano di proprietà di stranieri, mentre a Brno la percentuale è nettamente inferiore. C’è tuttavia un grande interesse da parte di investitori stranieri, soprattutto austriaci, data la vicinanza con Vienna. Anche parecchi italiani guardano con interesse al mercato immobiliare di Brno, anche in conseguenza dell’irrisoria tassazione a cui sono assoggettate le unità immobiliari.
Analogamente, c’è un grande interesse di investitori italiani per l’acquisizione di attività produttive o commerciali, anche in questo caso favorite da una pressione tributaria che oscilla tra il 15 e il 20%. Gran parte delle aziende di Brno sono state acquisite da marchi multinazionali (la storica “První brněnská strojírna” dalla Alstom/Siemens), alcune da operatori italiani (La Mosilana, acquisita da Marzotto, ecc.)
Parecchi sono gli operatori specializzati nell’assistenza legale e commerciale agli investitori stranieri. Ovviamente occorre fare particolare attenzione alla serietà e affidabilità dello studio legale, immobiliare o commerciale a cui ci si rivolge, per evitare spiacevoli sorprese, purtroppo verificatesi in passato.
Il made in Italy a Brno
Una delle caratteristiche che contraddistinguono la presenza italiana a Brno è l’importanza e la dimensione che nella vita cittadina ha sempre avuto tutto ciò che è italiano.
Se nel passato la preponderanza di questa presenza è stata nei campi dell’architettura, della musica, più tardi del cinema, oggi l’appeal del nome italiano è rappresentato soprattutto dallo stile, dalla moda, dal design e dal settore alimentare.
Il made in Italy in Repubblica Ceca rappresenta oggi un valore assoluto, come lo è ormai in tutto il mondo. Lo stile italiano, gli alimentari, la produzione di classe non hanno praticamente concorrenza.
Ciò però favorisce un fenomeno assai deleterio, quello dell’Italian sounding. Con questo termine si intende la tendenza, per vendere un prodotto, ad ammantarlo di un nome o di un’immagine che richiami l’Italia, senza che ci sia nulla di italiano.
Nella migliore delle ipotesi si tratta di un’imitazione (quasi sempre mal riuscita) della produzione italiana. I supermercati sono pieni di articoli falso-italiani, con nomi di fantasia tipicamente italiani, in un trionfo di nastrini tricolori, prodotti in Francia, in Romania, in Polonia.
Questo provoca due inconvenienti: il primo è la penalizzazione dell’export italiano autentico, il secondo, egualmente preoccupante, è rappresentato dall’ingenerare nella clientela una falsa percezione della qualità italiana. Talvolta chi acquista un prodotto falso-italiano a basso prezzo, di pessima qualità, si convince che la qualità del prodotto italiano sia quella.
Fortunatamente cominciano a delinearsi i contorni di un’attenzione maggiore all’autenticità della produzione.
Italiani a Brno: La Formaggeria
Nel corso delle grandi privatizzazioni di cui abbiamo parlato in precedenza, l’azienda veneta Brazzale acquisì una delle più grosse industrie lattiero-casearie già di Stato, la Orrero di Litovel nei pressi di Olomouc. Vi impiantò una linea di produzione di formaggio grana, il Gran Moravia.
Non mancarono, tra gli italiani, le critiche per quella che sembrava un’operazione di delocalizzazione ed esportazione di tecnologia.
Brazzale aprì allora un punto vendita, seguito presto da altri, in cui al Gran Moravia affiancò una serie di formaggi italiani prodotti in Italia.
La qualità e la freschezza dei formaggi, unita ai bassi prezzi al consumo (direttamente dal produttore al consumatore) ha decretato in breve tempo un tale successo, che oggi con il marchio La Formaggeria sono stati aperti diversi negozi a Brno, a Praga (di cui uno in Piazza Venceslao), e gli altri a Olomouc, ad Ostrava, a Hradec Králové, a České Budějovice, a Liberec per un totale di 24 punti vendita sul territorio della Repubblica Ceca.
Questi negozi costituiscono un formidabile veicolo per far conoscere ed apprezzare l’autentico “made in Italy” a prezzi ragionevoli e quello che era apparso in un primo momento l’ennesimo fenomeno di delocalizzazione si è rivelato alla fine un eccezionale strumento pubblicitario per la produzione italiana.
Associazioni e ritrovi
Gli italiani che vivono da più tempo a Brno ricorderanno i tempi in cui non esisteva il telefonino, in cui i primi computer erano destinati solo ad un uso lavorativo, in cui non c’erano i social network e le giornate invernali erano spesso molto fredde e piuttosto noiose.
Accadeva allora che l’evento più stimolante che potesse accadere era quello di organizzare una partitella di calcetto tra connazionali. Più spesso, ci si incontrava “da Mario” (il bar Italia) per fare quattro chiacchiere e il lunedì, come in tutti i bar, per commentare le partite di calcio della domenica.
Molta acqua è passata sotto i ponti, ed oggi i mezzi di comunicazione sono rapidi; dall’Italia a Brno si arriva rapidamente e con internet, Skype e Facebook non ci sono più frontiere comunicative. Anche i rapporti tra cechi e italiani, che per la verità sono sempre stati buoni, sono oggi ancor più facilitati dalla globalizzazione delle comunicazioni.
La facilità di comunicazione ha fatto sì che oltre ad istituzioni e associazioni “storiche”, siano sorte una serie di iniziative di interscambio, per lo più non istituzionali, non sclerotizzate in involucri rigidi ma improntate all’informalità, che hanno come scopo lo scambio di informazioni e la comunicazione di iniziative.
Un’attività informativa e di illustrazione del patrimonio storico, artistico e culturale italiano, destinata essenzialmente ai cechi, è svolta dalla Společnost přátel Itálie (Associazione amici dell’Italia), che ha diffusione nazionale, con sedi nelle principali città. Le iniziative sono spesso interessanti, ma destinate soprattutto ad un uditorio locale, e quasi sempre tenute in lingua ceca.
Iniziative in lingua italiana o in ambedue gli idiomi, sono spesso organizzate dall’Istituto italiano di cultura con sede a Praga. Trattandosi di una struttura di carattere istituzionale, offre iniziative selezionate e di buon livello la maggior parte delle quali – però – si svolge a Praga.
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