Un po’ di ceco
Una delle maggiori difficoltà, per gli italiani che si recano in Cechia è rappresentata dalla lingua: il ceco.
Il ceco appartiene al ceppo delle lingue slave occidentali, con grafia (fortunatamente) latina, a differenza delle lingue slave orientali (russo, ucraino, bulgaro, ecc.), che usano il cirillico; chi conosce un’altra lingua slava potrà trovarsi leggermente avvantaggiato, gli altri si troveranno di fronte ad una lingua pressoché incomprensibile.
Tuttavia, l’uso sempre più frequente di neologismi di origine anglosassone o di parole di origine neolatina consentirà, talvolta, di capire qualcosa.
In queste poche righe non c’è sicuramente la pretesa di insegnare la lingua ceca, ma soltanto l’intenzione di dare qualche indicazione sugli errori più comuni che fanno gli italiani che si recano nella Repubblica Ceca, completamente a digiuno dei seppur minimi elementi di conoscenza almeno della pronuncia.
Gli errori comuni sulla lingua ceca
Uno degli errori fondamentali, spesso purtroppo commesso anche da giornalisti televisivi, che potrebbero fare qualche sforzo in più per pronunciare correttamente almeno i nomi stranieri, riguarda la pronuncia della lettera C.
Uno dei nomi più diffusi in Cechia è ovviamente, Vaclav (Venceslao).
Quante volte, parlando di Havel, o del Presidente Klaus, abbiamo sentito in televisione chiamarli Vaclav con la “c” pronunciata come in italiano, come in “clava”.
La C in ceco, invece, si pronuncia Z dolce (come da noi in “tazza”). Quindi si scrive Vaclav Havel, o Vaclav Klaus, e si pronuncia Vazlaf.
La C è invece dolce, come da noi, quando sopra la lettera c’è il segno diacritico chiamato “háček”, e cioè una piccola “v” posta sulla lettera: Č.
La C dura, si scrive invece con la K.
Quindi:
- Car (Zar) si pronuncia Zar
- Česky (Ceco) si pronuncia Cèschi
- Karel (Carlo) si pronuncia Carel
Dove si usa l’háček nel ceco
Lo “háček” si usa anche su altre lettere; sulla R, che senza háček si pronuncia come da noi mentre quando diventa Ř e si pronuncia in maniera particolare, esattamente come nella pronuncia siciliana. Il numero 3 si dice tři, e si pronuncia proprio come i siciliani pronunciano il numero tre.
Lo háček sulla “e”, la fa diventare “ě”, che si pronuncia “ie”: děkuji (grazie) si pronuncia diecùii.
Sulla “n”, la fa diventare “ň”, che si pronuncia “gn” come in gnocchi.
Promiňte (scusate) si pronuncia “promignte” (con la “gn” come in gnomo).
La j non si pronuncia “g” come in inglese, ma come la j del dialetto romanesco o napoletano (come in “daje” o “jamme”). Játra (fegato) si pronuncia iatra.
La “ch”, che in ceco è una lettera, e nel vocabolario sta tra la “h” e la “i”, si pronuncia in modo gutturale, con quel suono non gradevole di “h” aspirata, da noi inesistente, ma presente invece nella lingua araba.
Le parole senza vocali del ceco
Il ceco è pieno di consonanti, sembra quasi che si siano divertiti ad eliminare le vocali non assolutamente indispensabili; diventa quindi un po’ ostico da pronunciare.
Ci sono parole assolutamente prive di vocali, ed altre con lunghe sequenze di sole consonanti.
Nel nome della località Strbské Pleso (che si trova in Slovacchia), in “Strbské” ci sono ben sei consonanti di fila!
Il piccolo scioglilingua che viene insegnato ai bambini (strč prst skrz krk), è una frase con parole composte esclusivamente di consonanti!
Tutto sommato i cechi hanno fatto con parecchi secoli di anticipo ciò che i nostri ragazzi si stanno inventando attualmente, quando scrivono sul telefonino cmq, anziché comunque, per andare più veloci nello scrivere.
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