La storia di Brno

La storia di Brno si basa sui numerosi reperti archeologici scoperti nelle sue immediate vicinanze che testimoniano di insediamenti umani fin dai tempi più antichi.

Il territorio venne colonizzato all’inizio del quarto secolo da popolazioni celtiche (Galli), ma verso la fine del secolo iniziarono a penetrare dal nord i Germani. Contemporaneamente, dal sud, si faceva sentire l’influenza della civilizzazione romana, che aveva già attraversato il Danubio.

I primi slavi arrivarono nell’area di Brno più tardi, durante la prima metà del VI secolo, nel periodo delle grandi migrazioni. Nel nono secolo il sud della Moravia divenne il nucleo del primo stato slavo occidentale, l’Impero della Grande Moravia.

Quando la Grande Moravia scomparve sotto le incursioni degli ungheresi, all’inizio del X secolo, la maggior parte dei vecchi insediamenti vennero abbandonati. Ne sopravvissero solo alcuni alla periferia di Brno.

L’origine di Brno

L’origine della città nella sua configurazione attuale risale all’epoca del principe ceco Břetislav della dinastia dei Premislidi (1034-155), che sottrasse la Moravia ai polacchi, unendola al territorio dello stato ceco.

La notizia dell’edificazione del palazzo del principe alla confluenza dei fiumi Svratka e Svitava compare per la prima volta in uno scritto del 1091.

Břetislav divise poi la Moravia tra i suoi tre figli, e così nel corso dell’XI e XII secolo la regione fu articolata in tre feudi della dinastia dei Premislidi: Brno, Olomouc e Znojmo.

Mentre l’importanza del feudo di Znojmo declinò nel corso degli anni fino a scomparire, si rafforzarono gli altri due centri amministrativi del potere: Olomouc in Moravia nordorientale e Brno in quella sudoccidentale.

Iniziò così una forte rivalità tra le due città per la supremazia sulla Moravia. La situazione si complicò quando il principe Corrado Ota tentò di rendersi indipendente dai Premislidi di Praga, e per questo chiese aiuto all’imperatore tedesco Federico I Barbarossa.

Il Barbarossa, che considerava le terre ceche un semplice feudo imperiale, si attenne all’atto con cui la Moravia nel 1182 si era dichiarata Margraviato dell’Impero e concesse al principe Corrado Ota il titolo di Margravio di Moravia.

Dal canto loro, i Premislidi adottarono una politica di buon senso e di compromesso per prevenire una frammentazione irreversibile delle terre ceche.

La soluzione si ebbe nel 1189, quando Corrado Ota diventò principe di Boemia. Il rischio di rottura era stato scongiurato.

Il risultato del lungo braccio di ferro fu che i principi (e più tardi re) cechi conservarono il titolo di Margravio di Moravia, usandolo come titolo minore o attribuendolo ai parenti più stretti.

La rivalità con Olomouc

Nel frattempo, non cessava la rivalità tra Brno e Olomouc per il primato in Moravia. Con l’emergere delle corporazioni di arti e mestieri e il rafforzarsi delle autorità regionali la rivalità tra le due città andava sempre aumentando. Consigli e tribunali regionali operavano alternativamente tra Brno e Olomouc. Alcuni organismi furono sdoppiati per essere presenti in entrambe le località.

Sia Brno che Olomouc, andavano assumendo l’aspetto di grandi città. In un certo periodo sembrò che la bilancia pendesse dalla parte di Olomouc, perché era sede vescovile e di alte istituzioni ecclesiastiche.

Dall’altra parte, i Marchesi della Casa di Lussemburgo, nel XIV secolo, scelsero Brno come loro città di residenza.

Inoltre, i sovrani cechi attribuirono a Brno privilegi in ambito commerciale che Olomouc non ebbe.

La disputa sul primato e la rivalità tra le due città andavano crescendo, ma lentamente Brno guadagnava terreno dal punto di vista economico. L’espansione di comunità provenienti dalla Germania nelle terre ceche aveva portato molti coloni e Brno diventò presto uno dei centri dei nuovi insediamenti.

I vasti mercati che si erano allocati attorno al borgo determinarono il re Venceslao I ad attribuire a Brno, con una Carta del 1243, lo status giuridico di città. In essa erano contenute diverse concessioni, come il diritto a tenere una fiera annuale e il divieto, tranne che per gli abitanti di Brno, di aprire taverne entro un miglio della città. L’amministrazione comunale fu affidata ad un Consiglio comunale e la città ebbe un proprio tribunale.

Tra le concessioni venne incluso il diritto, subito esercitato, di costruire mura a difesa della città. All’interno delle mura viveva, oltre alla popolazione autoctona, una fiorente colonia tedesca, nonché una consistente comunità ebraica.

La concessione della Carta di Brno sancì per la città un importante principio di autonomia che, sempre sotto gli auspici del re, consentì il raggiungimento di una notevole prosperità economica. In particolare, la città beneficiava di notevoli introiti derivanti dal commercio di transito.

Nella seconda metà del 13° secolo, sotto il re Otacaro II, (1253-1278) venne edificato sulla collina che domina la città, come residenza del Margravio di Moravia, il grande castello denominato Špilberk, il cui destino si legò fin dall’inizio con quello della città.

A seguito dell’estinzione della famiglia dei Premislidi, e dopo un breve interregno, fu la dinastia dei Lussemburgo a giungere al trono ceco, con il re Giovanni di Lussemburgo. Ma l’apice del potere e dello sviluppo economico della corona ceca si ebbe con il figlio di Giovanni, l’imperatore Carlo IV (1346-1378).

Il Margraviato di Moravia

La ricchezza di Praga procurò benefici anche a Brno. Carlo affidò la Moravia a suo fratello Giovanni Enrico, con il titolo di Margravio.

Dopo la morte di questi, nel 1375, il margraviato passò, uno dopo l’altro, ai suoi tre figli. Ma la disputa per il potere che era scoppiata tra i tre fratelli condusse a una serie di faide interne, di cui soffrì non poco il benessere di Brno.

La prima metà del XV secolo vede nascere in Boemia la rivoluzione hussita, che lì ebbe il suo centro. Il movimento hussita non ebbe in Moravia lo stesso successo avuto in Boemia; al contrario, nelle grandi città morave era presente una forte componente cattolica.

Brno, con l’appoggio della guarnigione reale di stanza allo Špilberk, divenne un baluardo dei cattolici sotto gli auspici dell’imperatore del Sacro Romano Impero Sigismondo di Lussemburgo, figlio di Carlo e re di Boemia, di Roma e di Ungheria. Né la fine delle guerre hussite giovò al ristabilimento della pace.

La Moravia era ormai divenuta teatro di faide tra famiglie nobili che coinvolsero la vita cittadina a Brno. Ne venne a soffrire il benessere economico in un periodo in cui era stata raggiunta una notevole prosperità, dovuta non solo al transito commerciale, ma anche all’esportazione di propri prodotti, in particolare stoffe e birra.

Ma ben presto la città si riprese da questa crisi e ricominciò a crescere. Brno sul finire del XV secolo fu al centro di commerci a lungo raggio e la città conobbe una notevole ricchezza. Con la dinastia degli Jagelloni (1471-1526), in un tempo di pace ma di relativa instabilità, la città continuò a godere di un sostanziale benessere. Fu il periodo in cui la città si arricchì di importanti edifici in stile tardo gotico.

Anni dopo, i venti della Riforma soffiarono anche su Brno. Gli insegnamenti di Martin Lutero trovarono vasta eco, soprattutto tra la borghesia tedesca. Ma la dinastia degli Asburgo, che era salita al trono ceco a partire dal 1526, si oppose fermamente alle dottrine riformate. Ciò nonostante, a metà del XVI secolo, il Consiglio comunale di Brno aveva una maggioranza protestante.

La questione religiosa era ormai diventata il centro degli avvenimenti, non solo in città ma in tutto il paese. La maggior parte degli abitanti della Moravia professava ormai la dottrina protestante. Dopo il Concilio di Trento tra i cattolici si rialimentarono le speranze: i gesuiti arrivarono a Brno, aprendovi nel 1578 una loro scuola di latino, che nel corso del tempo si consolidò fino ad avere 250 studenti. I loro sforzi di proselitismo riuscirono a rafforzare la posizione dei cattolici in città.

L’artefice principale dello sforzo di ricattolizzazione in Moravia fu il nuovo vescovo di Olomouc, il cardinale Francesco di Dietrichstein. Nel 1599 proibì di seppellire i protestanti nei cimiteri cattolici e portò a termine in breve tempo la costruzione del convento dei cappuccini a Brno. Nel 1600, il Consiglio comunale era ormai composto esclusivamente di cattolici, i non cattolici subirono pesanti pressioni.

La Guerra dei Trent’anni

Quando nel maggio 1618 scoppiò in Boemia la rivolta contro l’imperatore Mattia, la Moravia rimase neutrale. Tuttavia, nel maggio dell’anno successivo, anche i moravi vennero coinvolti nella rivolta. L’Assemblea della regione, convocata dall’aristocrazia protestante nel maggio 1619, deliberò di unirsi alla rivolta ceca, così la città di Brno si trovò dalla parte dei ribelli.

Nessuno poteva immaginare, all’epoca, che la rivolta avrebbe scatenato una guerra che avrebbe insanguinato la maggior parte dell’Europa per trent’anni. La rivolta si concluse con la pesante sconfitta delle truppe dei protestanti di Boemia e Moravia l’8 novembre 1620 alla Montagna Bianca vicino a Praga.

Dopo la battaglia si scatenò la repressione da parte dei cattolici vittoriosi. Il giorno di Capodanno 1621 arrivò a Brno l’esercito imperiale e il cardinale Dietrichstein fu nominato governatore della Moravia. Per ordine dell’Imperatore venne stilato un elenco dei ribelli, che dovevano essere arrestati. Coloro che non ebbero il tempo di fuggire, vennero imprigionati nello Spielberg e nel Municipio.

A Brno non si perpetrò l’esecuzione di massa dei ribelli come avvenne a Praga, ma essi subirono senza pietà la carcerazione e la confisca di tutti i loro beni. Solo a Brno furono confiscati 26 palazzi nobiliari e due case di aristocratici. I protestanti che rifiutavano di convertirsi al cattolicesimo, vennero costretti a lasciare il paese.

L’editto “Terra rinnovata”, emanato nel 1628 dall’imperatore Ferdinando II, introdusse in Moravia un ordine completamente nuovo e fu un passo decisivo verso la creazione di un potere monarchico cattolico assoluto. Il Consiglio Comunale e tutti gli uffici della città di Brno vennero immediatamente ricostituiti solo da cattolici.

Il castello dello Spielberg, che fino a quel momento era appartenuto alla municipalità di Brno, venne confiscato e trasformato in fortezza imperiale, e tale rimase fino al XIX secolo.

La guerra dei Trent’anni, scatenata nel 1618 dalla rivolta ceca, travolse molti paesi europei ma non toccò direttamente Brno. Solo nel 1623 nei sobborghi della città venne messo al rogo il capo dei protestanti ungheresi Gabriele Bethlen.

L’assedio svedese nella storia di Brno

Durante la Guerra dei trent’anni Brno venne a trovarsi in posizione di vantaggio rispetto a Olomouc. La monarchia assolutista asburgica, nella sua politica di centralizzazione del potere dello Stato non poteva tollerare l’esistenza di una duplicazione dell’amministrazione e della giustizia in Moravia.

Così, nel dicembre 1636 l’imperatore Ferdinando II deliberò di concentrare nelle mani regie tutti i poteri politici, giudiziari e finanziari del paese.

La volontà sovrana, che dopo la rivolta aveva preso le redini del governo della Moravia, deliberò di fissarne la sede a Brno. Sembrava che si fosse deciso una volta per tutte.

Olomouc, tuttavia, non rinunciò a rivendicare il primato, e continuò a produrre sempre nuove argomentazioni per sostenere il fondamento della sua supremazia. La soluzione definitiva fu inaspettatamente determinata dall’invasione della Moravia da parte dell’esercito svedese nella tarda primavera del 1642.

L’esercito svedese penetrò dalla Slesia e cinse d’assedio Olomouc. La città non era preparata ad una guerra e capitolò nel giro di pochi giorni; il 14 giugno 1642 si arrendeva al nemico. Il destino dell’aspirante capitale della Moravia fu segnato per un lungo periodo di tempo, in quanto le truppe svedesi vi rimasero per ben otto anni.

Brno resistette invece a due offensive dell’esercito svedese, nel 1643 e nel 1645. Il secondo assedio, nel 1645, durò quattro mesi e la popolazione, insieme alla guarnigione dello Spielberg mostrò grande coraggio e determinazione pur se in inferiorità numerica.

Questa circostanza salvò la capitale imperiale di Vienna dall’invasione scandinava, perché l’infruttuoso assedio di Brno aveva assorbito quasi tutte le forze svedesi, impedendo di fatto la già pianificata campagna per la conquista di Vienna. Il trionfo della città di Brno contro gli svedesi chiuse il discorso di Olomouc sulla supremazia.

Gli svedesi rimasero in Olomouc occupata fino al 1650. La città non si riprese mai più completamente dalle conseguenze dell’occupazione svedese e perse per sempre la possibilità del predominio nel governo della Moravia.

L’Imperatore Ferdinando III (succeduto al padre Ferdinando II) apprezzò grandemente il coraggio dei difensori, che avevano di fatto impedito l’invasione di Vienna, concedendo alla città di Brno benefici economici, agevolazioni fiscali e l’esenzione da dazi doganali e pedaggi. Inoltre, fornì la città di 30.000 zecchini d’oro per risarcire tutti coloro che avessero riportato danni dalla guerra. Tutti i membri del Consiglio Comunale vennero insigniti di titoli nobiliari.

Il risultato dei benefici economici concessi dall’Imperatore fu il costante sviluppo in città, nei decenni successivi, di un crescente benessere, determinato soprattutto dalla nascita di centri di produzione di tessuti e manifatture industriali che la resero famosa.

Si creò una solidità economica così sviluppata, da consentire la nascita, alla fine del feudalesimo, di un forte spirito imprenditoriale, mentre il barocco, nel giro di due generazioni, aveva dato alla città un nuovo look.

Brno lo sviluppo economico e industriale

Poco dopo la Guerra dei trent’anni a Brno si registra una notevole spinta intellettuale e innovativa.

Nella seconda metà del XVII secolo, vivono e lavorano in città due importanti pionieri del mercantilismo austriaco: Pavel Hynek Morgentaller e Sebastian Malivský di Maliva.

I due economisti sottopongono a un forte esame critico un’economia corporativa arretrata e non più attuale, promuovendo una liberalizzazione della produzione nazionale, unita a una limitazione delle importazioni di merci estere. Le dottrine di entrambi i mercantilisti e dei loro successori posero in Brno le basi per la futura rivoluzione industriale.

A questo contribuì in modo determinante la perdita della Slesia.

La Slesia, che era la regione tecnologicamente più avanzata della monarchia austriaca, venne occupata ed annessa nel 1740 dal re di Prussia Federico II. L’Austria perdeva così la sua regione più ricca; gli Asburgo trovarono allora nei territori cechi un validissimo sostituto e così vi concentrarono tutti gli sforzi per farne centro di un forte sviluppo industriale.

L’ulteriore sviluppo socioeconomico della città fu dovuto, tra le altre cose, alla creazione di una grande fabbrica tessile nel 1764 che con il sostegno del governo di Vienna, impiegò tecnologie assolutamente innovative.

Nel 1751 veniva creata a Brno la Banca Prestiti e Depositi, la prima in assoluto nella monarchia asburgica. Fu l’inizio di un’esplosione di attività industriali che non ebbe eguali nell’impero austriaco. Brno, con le sue industrie tessili, guadagnò la denominazione di “Manchester austriaca”.

Il boom economico proseguì con l’inizio del XIX secolo e portò a fare di Brno non solo un centro produttivo di tessuti e di lane, ma anche un polo di sviluppo dell’ingegneria industriale, con importanti influenze nei settori delle costruzioni e dei trasporti.

Brno è ormai classificata tra le città più importanti dell’Impero austriaco e diviene nel vero senso della parola la città-laboratorio della monarchia. Nel 1802 operano nella capitale della Moravia 12 grandi industrie tessili altamente specializzate, più altri otto laboratori artigianali con capacità produttiva simile a quella di una fabbrica. Brno nel 1804 conta 8693 abitanti nel centro e un totale di 25.297 con i sobborghi.

La battaglia di Austerlitz

Alla fine del 1805 la guerra colpisce la città.

La battaglia di Austerlitz, nei pressi di Brno, si svolge nel dicembre 1805 e l’occupazione militare francese grava pesantemente sulla maggior parte della Moravia e sulla stessa Brno. I francesi, guidati da Napoleone, arrivano a Brno il 18 novembre 1805, lasciandola a metà gennaio dell’anno successivo.

Nel 1809, dopo la vittoria di Wagram, i francesi sono di nuovo a Brno. Le conseguenze della doppia occupazione francese si fanno sentire pesantemente. D’altra parte, però, il “blocco continentale” decretato da Napoleone contro le importazioni dall’Inghilterra, contribuisce insospettatamente a rivitalizzarne l’industria, ora liberata della concorrenza britannica.

Questo nuovo boom dura fino agli anni del dopoguerra. Dopo la guerra cessa quasi del tutto l’importazione di zucchero di canna, che viene adeguatamente sostituito da quello estratto dalla barbabietola. È l’inizio dell’industria dello zucchero in Moravia, che diventa il nuovo oro bianco.

Contemporaneamente, l’introduzione di nuove macchine nelle fabbriche tessili rende necessario uno sforzo per l’ingegnerizzazione e la produzione appunto di queste macchine. È l’inizio della creazione di un poderoso polo di industria meccanica.

Nel 1814 nasce la prima fabbrica di macchine industriali, nota fino alla fine del XX secolo come První Brněnská (Prima brunese) dedicata alla progettazione e produzione di macchine tessili. Nello stesso anno viene progettato e realizzato a Brno il primo motore a vapore.

La prima ferrovia della monarchia asburgica, che collega Brno a Vienna, inizia il suo esercizio nel 1839.

La spinta innovativa non riguarda solo la produzione industriale, ma sul finire del XVIII secolo investe anche la scienza e la società. A cavallo tra il XVIII e il XIX secolo due società scientifiche private lavorano in Moravia per realizzare gli obiettivi del tardo illuminismo. Lo scrittore e naturalista Christian Karl André ne elabora il programma nel 1803, unificando le due società.

Nel 1806 nasce a Brno la “Imperial-regia Società per la promozione dell’aratura” che nel 1811 diventa “Società della Moravia-Slesia per la storia dell’agricoltura, della natura e della scienza”, il cui nome tedesco diventa rapidamente noto in Moravia: “Ackerbaugesellschaft” (Società per l’agricoltura). La sua importanza è rilevante perché in essa si concentra, nei primi decenni del XIX secolo, tutta la vita scientifica in Moravia.

Grazie allo scudo di questa società la ricerca scientifica può rapidamente svilupparsi, in particolare nel campo delle scienze naturali, nonostante le sfavorevoli condizioni politico-culturali esistenti sotto il cancellierato di Metternich.

Dietro l’esame delle problematiche dell’allevamento del bestiame, vengono studiate le fenomenologie della procreazione e dell’ereditarietà, dietro il problema della selezione delle varietà delle piante e delle razze delle pecore sono studiati i meccanismi della selezione naturale ed eterodiretta.

Nella sezione scientifica della Società lavorano a fianco di André altri pionieri dei nuovi metodi di agricoltura come Ferdinand von Geisslern, Franz Dieblich, Johann Karl Nestler, Jan Nepomuk Sedlacek. Gli studi di questi scienziati aprono la strada, a Brno, alle grandi scoperte della genetica di Gregor Mendel (1822-1884).

Completata l’opera dei suoi predecessori, Mendel viene riconosciuto a livello mondiale come il fondatore della genetica.

Nello stesso periodo, e nonostante le sfavorevoli condizioni sociopolitiche, fiorisce in città un clima caratterizzato dalla tolleranza religiosa e interetnica. Austriaci, tedeschi, cechi ed ebrei locali collaborano nell’ elevare la città al di là dei ristretti confini del provincialismo e nell’aprire le porte al mondo.

Il XIX secolo

L’armonia multiculturale, tuttavia, non sopravviverà alla rivoluzione del 1848. Si apre la stagione dei nazionalismi e delle controversie che erodono la convivenza pacifica tra cechi e tedeschi.

Nella seconda metà del diciannovesimo secolo il nazionalismo colpisce a Brno le etnie che fino ad allora aveva vissuto fianco a fianco, spesso in famiglie etnicamente miste dove le differenze linguistiche e culturali non avevano mai creato problemi.

In questo periodo la città cresce, per effetto dell’immigrazione di popolazioni rurali e soprattutto di operai per le fabbriche. L’inurbamento di massa determina tra i nuovi arrivati la presa di coscienza dell’esistenza di forti diseguaglianze che si ripercuotono in un crescente risentimento contro le aristocrazie tedesche. Queste tensioni determinarono forti disordini e aspri conflitti tra cechi e tedeschi. Era la fine definitiva dello sviluppo di una tollerante comunità urbana, che aveva avuto inizio durante l’illuminismo.

Brno nel 1900 contava circa 110.000 abitanti, di cui il 63% erano tedeschi e il 35% cechi, più ottomila ebrei. Il crollo della monarchia austro-ungarica e la nascita della Repubblica Cecoslovacca nell’ottobre 1918 cambiano le cose.

L’ulteriore espansione della città, che per ragioni etniche era stata fortemente controllata da un municipio a guida tedesca, si realizza nel 1919. Riunendo un certo numero di villaggi circostanti, per lo più di etnia ceca, viene fondata la “Grande Brno”, che cresce a 210.000 abitanti.

La composizione etnica della popolazione cambia radicalmente. I Cechi costituiscono ora il 72,4% della popolazione, i tedeschi il 25,9%, gli ebrei l’1,4%. La breve esperienza della Prima Repubblica, tra le due guerre mondiali, porta una certa ripresa economica, ma finisce troppo presto e lascia molti programmi incompiuti.

Nel corso degli ultimi cento anni la popolazione di Brno è quadruplicata, la città è composta esclusivamente di cechi, l’asse che la collegava con Vienna è sostituito dall’orientamento verso Praga come capitale della Repubblica, ma le condizioni per una nuova rinascita sociale della città non si verificano. L’espulsione dei tedeschi dopo il 1945 determina la scomparsa della rivalità e della concorrenza tra le due etnie, che si era rivelata una fonte preziosa per la ricerca costante di performances più elevate.

La Brno di oggi

Con il ripristino del regime democratico, a partire dal 1989, si raggiungono le migliori condizioni per una nuova prosperità della città, principalmente in virtù dei nuovi rapporti internazionali.

Brno oggi, come città industriale, importante nodo di trasporti, centro della regione della Moravia meridionale e sede di fiere internazionali contribuisce in maniera determinante allo sviluppo del commercio estero nazionale.

Ha inoltre fatto passi da gigante nel campo della scienza. Brno è oggi sede di diversi college e campus universitari e di una serie di istituti scientifici specializzati, grazie anche a una forte progettualità che ha consentito un ampio ricorso ai fondi di Bruxelles.

La città di Brno è attualmente coinvolta in una serie di grandi piani europei e sta diventando uno dei poli di eccellenza per la ricerca a livello globale.

Grand Hotel

ll Grand Hotel è uno degli alberghi storici di Brno, oggi appartenente alla catena AUSTROTEL. È ubicato in zona centrale, a brevissima distanza dalla stazione ferroviaria.

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Caratteristico, ubicato nella principale strada pedonale del centro, in un edificio che ospita l'omonimo birrificio storico con ristorante tipico, dove viene prodotta la birra "Pegas".

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Hotel Arte

Di fascia meno cara, ma confortevole e pulito, l'hotel Arte è ubicato in zona semicentrale, non lontano dal parco pubblico di Lužánky. Ha un ottimo rapporto prezzo-qualità.

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